Cesare Damiano: “Draghi costretto a proseguire”

Cesare Damiano

Cesare Damiano: “Draghi costretto a proseguire”

L’ex Ministro del Lavoro, intervenuto a Casa Italia Radio,
spiega i motivi per cui il Presidente del Consiglio rimarrà al timone del Governo.

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Stamattina abbiamo in diretta l’ex ministro Cesare Damiano, Consulente del Ministero del Lavoro, Consigliere d’Amministrazione dell’Inail e presidente dell’Associazione Lavoro& Welfare. Buongiorno. Quali sono le sue previsioni su questa giornata complicata per il nostro Paese, soprattutto la tenuta di questo governo in un momento molto, molto complicato.

La mia impressione è che in un mondo interconnesso il tema del governo italiano non è semplicemente il tema del governo italiano, è un tema che si riferisce agli schieramenti internazionali e si riferisce anche alle egemonie internazionali, alle maggiori influenze internazionali. Purtroppo siamo dentro ad una crisi molto rilevante che somma la pandemia ad una guerra. Ed è una guerra che divide l’Oriente dall’Occidente. In questa guerra ogni pedina è preziosa. Noi abbiamo visto come di recente Boris Johnson sia caduto, la crisi del governo Draghi, Macron, come si dice, non gode di ottima salute, il governo spagnolo alle prese col governo socialista con i migranti e anche con scontri violenti con morti, tutto questo è un elemento di indebolimento del ruolo dell’Europa che è alleata agli Stati Uniti. Allora non è un caso che Draghi si trovi dentro questo puzzle ad essere quel pezzo che completa il puzzle, quella pedina fondamentale, magari contro la sua volontà e contro la volontà dell’Italia. Se Joe Biden gli chiede di restare, se glielo chiede Ursula von der Layen, se la Nato gli chiede di restare, vuol dire che la sopravvivenza del governo italiano, ma soprattutto con una figura come quella di Draghi, fa parte del rafforzamento o dell’indebolimento di uno schieramento internazionale che in questo momento ha una contesa globale egemonica fra Stati Uniti e Cina, che ha come perno la guerra in Ucraina e l’aggressione della Russia. Quindi è evidente che Draghi, mentre fin qui possiamo dire, può comodamente addossare la responsabilità di una crisi sopra il Movimento Cinque Stelle e sopra Conte, che indubbiamente si è mosso in modo molto maldestro nel caso in cui, di fronte a queste pressioni che arrivano dall’alto Stati Uniti, Nato, Europa, governi, poteri forti, finanza, industria e dal basso manifestazione di popolo a sostegno di una continuità che rassicuri, se dovesse opporre un rifiuto, apparirebbe come persona non in grado di cogliere la drammaticità della situazione. Quindi io credo che sia in qualche modo costretto a proseguire nel momento in cui nessuno pone più particolari veti, dal momento che un pezzo del Movimento Cinque Stelle, quello sopravvissuto per cui ci sarà una nuova separazione non dovesse decidere di appoggiare il governo attraverso la fiducia, quindi io vedo almeno di improbabili incidenti persino Draghi costretto a proseguire, perché il sostegno è talmente forte che il rifiuto apparirebbe, lo ripeto, come un rifiuto, persino altezzoso. Quindi io credo che in con contraddizioni, lacerazioni, eccetera, eccetera, sappiamo che Conte si presenta a questo appuntamento senza una linea precisa, con una nuova scissione in casa che porterà via altri parlamentari, in qualche modo la continuazione, perché non è mai stato sfiduciato di questo governo. Del resto mi rendo perfettamente conto che se dovessimo disgraziatamente andare alle urne, chiudere adesso la legislatura, aprire la campagna elettorale, aspettare il tempo delle elezioni, quelle aperture che Draghi ha fatto al tavolo con le parti sociali, in particolare con il sindacato dei lavoratori, quel timido accenno al salario minimo, quella possibilità di anticipare una riduzione del cuneo fiscale e colpire più soldi in tasca ai lavoratori prima della legge di bilancio, la possibilità di rimettere in pista una revisione di alcuni criteri per quanto riguarda il sistema pensionistico, ricordo che se non si fa niente a fine anno o sono scade quota 102, scade anche l’ape sociale, l’opzione donna che riguarda ,nei lavori usuranti, la condizione delle donne per quanto riguarda il sistema pensionistico, tutto questo si andrebbe a sciogliere come neve al sole anche perché i dati dell’economia non sono per niente confortanti.

A proposito del Movimento cinque Stelle come giudica questo colpo basso di Giuseppe Conte nei confronti del Governo e di Mario Draghi?

Il Movimento cinque Stelle è dentro un travaglio molto importante, dentro un percorso estremamente contraddittorio e doloroso. Non dimentichiamo che ha subito un’importante scissione da parte di Luigi Di Maio. Quindi si è aperta una discussione anche drammatica, che porterà ad una nuova divisione e Conte dimostra tutta la sua incertezza diviso fra governisti e antagonisti. Quindi è evidente che il Movimento cinque Stelle fa fatica a darsi una identità. Ha avuto secondo me una funzione positiva al tempo nel quale, nessuno se lo ricorda più, c’erano nelle strade in Italia, i cosiddetti forconi. Siamo lontani che avevano come obiettivo l’anti sistema e la destabilizzazione del Paese, anche con forme discutibili, diciamo di protesta, di protesta sociale. Il Movimento cinque Stelle. In qualche modo ha convogliato queste forze disordinate dentro un’ipotesi parlamentare che avrebbe aperto il Parlamento come una scatola di tonno. Ma poi sono finiti loro dentro la scatola che si è richiusa, perché poi il potere è in grado di plasmare e di assorbire, quindi darsi un’identità provenendo quasi dal nulla non è sicuramente una operazione facile e quindi, a mio avviso Conte ha fatto una mossa sbagliata. Perché secondo me, una mossa avveduta poteva essere, abbiamo presentato al presidente Draghi nove punti che hanno una caratteristica, essere punti sociali. Il presidente Draghi, nel confronto con le organizzazioni sindacali, ha finalmente sposato una linea sociale, quindi per i temi che ho evocato prima, avrei detto Vittoria! Ecco, noi abbiamo ispirato questa svolta sociale, abbiamo ottenuto, non scelto, ma sicuramente di mettere all’ordine del giorno temi che ci stanno cari da sempre evocati dal Movimento cinque Stelle, a partire dal salario minimo legale fino al fatto che poi, sostanzialmente il reddito di cittadinanza, al di là di tutte le critiche anche giustificate che possono esserci, non è stato sostanzialmente toccato. Non credo che si possa fare una crisi di governo su un termovalorizzatore. Quindi io mi sarei aspettato, che Conte avesse insieme ai suoi colto la palla al balzo cioè si fosse intestato questa svolta più sociale del governo e di Draghi che effettivamente in questa transizione descritta dal PNRR lascia un pò a desiderare sul tema sociale, io me la sarei intestata anziché andare in una logica estrema e di conflitto che ha inevitabilmente messo il Movimento cinque Stelle nell’angolo. Insomma, una scelta un po suicida e autolesionista, a mio avviso poco avveduta politicamente.

Quanto ha tolto questa guerra al lavoro alle imprese dal punto di vista economico?

Purtroppo quando c’è una guerra non si dice mai la verità. Allora c’è una verità, quella russa ed è una verità di regime, una verità di un autocrate. Quella è una verità incontrovertibile, sono veline di Stato. C’è una verità ufficiale dalla nostra parte in un regime democratico, e anche le voci di dissenso che poi possono essere trattate in modo più o meno benevolo o malevolo, ma non si dice mai fino in fondo la verità. Secondo me la narrazione prevalente è: facciamo del male alla Russia, che giustamente va punita per l’attacco sconsiderato nei confronti dell’Ucraina, sbagliato, con quegli atti disumani che derivano da una guerra, le morti, gli stupri, i bambini e le donne. Io su questo non ho nessun dubbio. Abbiamo armato la resistenza, abbiamo fatto bene, però stiamo dando un’immagine del tipo facciamo del male alla Russia, la portiamo allo stremo, ma in realtà nascondiamo il fatto che la Russia ci sta facendo molto male con questa guerra, sta facendo male al mondo e in particolare all’Europa e alle parti deboli dell’Eurozona. Perché questo rublo che doveva colare a picco non mi pare che sia colato a picco. Di questi default per il momento non se ne sente parlare. Il potere di Putin, che ovviamente, come si fa in questi casi, invoca la guerra patriottica contro l’Occidente che attacca la Santa Madre Russia mi pare consolidato a questo potere, poi è evidente che li l’opposizione viene messa in galera, ma c’è un sentimento popolare ancora di sostegno, anche se ci sono alcune avvisaglie, soprattutto nella fascia più giovanile della popolazione, che comincia a dichiarare che questa guerra dovrebbe avere una conclusione. E per quanto riguarda le sanzioni mi pare che in qualche modo facciano più male a noi che a loro. Il taglio del gas che sta mettendo in ginocchio le nostre produzioni, poi abbiamo un’inflazione che dal 2 è schizzata all’8 per cento, lo spread italiano che ha superato di nuovo quota 200, allora se faccio un bilancio: avrò fatto male a Putin, ma credo che Putin abbia fatto male molto a noi. Le armi speciali da inviare sono bloccate perché i governi sono in crisi e non riescono a deliberare. E’ una vittoria di Putin ai punti? Non lo so. Quello che mi piacerebbe è considerare con occhi nuovi la situazione per vedere se accanto a questi atteggiamenti più aggressivi, perché gli Stati Uniti possono avere la loro contesa egemonica con la Cina, la Russia fa parte dello scacchiere dalla parte della Cina, indebolire la Russia indebolisce la Cina, far saltare Putin potrebbe essere un grande obiettivo, ma non credo che sia il nostro obiettivo quello di destabilizzare la Russia che è ai confini dell’Europa. Io penso che se non c’è Putin ce n’è un altro, quelli sono regimi che arrivano da storie diverse dalla nostra. Noi abbiamo bisogno comunque di stabilità. Allora la condanna della guerra al riarmo abbiamo fatto tutto. Ma accanto a questa situazione adesso c’è l’estate, poi arriva l’inverno e cominciamo a parlare di razionamento, di economia, di guerra, di recessione e quant’altro, di lavoro, di difficoltà, di paghe che non arrivano a fine mese. Forse accompagnare all’azione, diciamo giustamente, di contrasto di natura militare, forse un’azione politica che cerchi di fare la mossa giusta. Qual è la mossa giusta? Parliamoci chiaro, li la risolvono Biden e Xi Jimping quella guerra? Se i due grandi non si mettono si chiamano a raccolta non riusciranno a trovare una soluzione. Soltanto i grandi della terra possono in qualche modo chiamare i contendenti a una soluzione ragionevole. Sarà difficile anche stabilire un accordo, perché ovviamente Zaleski non potrà mai firmare un accordo in cui cede un metro quadrato, dall’altra parte si invocherà lo status quo, qui siamo arrivati e restiamo. Direi che è bene fare una narrazione che sia un pochino più completa e cioè tirare un po le fila. Cioè fare mente locale e capire esattamente qual è il quadro della situazione.

 

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