Cesare Damiano : “Lavoro e fasce deboli devono essere priorità del Partito Democratico “

Cesare Damiano : “Lavoro e fasce deboli devono essere priorità del Partito Democratico “

L’ex Ministro , intervenuto a Casa Italia Radio, durante la rubrica Buongiorno Casa Italia, condotta da Giovanni Lacagnina, indica la linea politica per un futuro Governo di centrosinistra.


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In collegamento con noi l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. Buongiorno.

Buongiorno, a lei è un caro saluto a tutti gli ascoltatori.

Siamo in campagna elettorale in un momento molto difficile in cui soffrono imprese e famiglie per gli aumenti volevo capire come si procede nelle prossime settimane, Come e se si risolveranno questi problemi e se ci saranno spiragli di luce e nel prossimo futuro.

Quando un governo cade si procede con un esercizio provvisorio, un esercizio di natura amministrativa, quindi, non è che si interrompe del tutto l’attività, ci mancherebbe. Altrimenti non avremmo le pensioni pagate o il funzionamento della pubblica amministrazione. Quindi diciamo che per forza d’inerzia si procede. Il Presidente della Repubblica ha confermato questa tendenza e diciamo che ha anche delineato un pò un confine di attività abbastanza largo. Dal canto suo Draghi ha riconfermato che all’ultimo Consiglio dei ministri il nostro lavoro continua ovviamente con i margini relativamente, anzi significativamente ristretti dell’attuale situazione, quindi, come abbiamo visto, ci sono delle azioni che si possono compiere, quindi l’emanazione di decreti sicuramente non si possono fare delle leggi essendo sciolto il Parlamento, però, una decretazione, il completamento, diciamo, di attività che erano già in corso, questo si può fare. Del resto, come abbiamo visto ieri, il presidente Draghi ha detto: “Noi non abbandoneremo i lavoratori e le imprese, quindi tutto quello che noi possiamo fare, lo facciamo.”. Il decreto aiuti bis ne è una testimonianza in più nel confronto con le parti sociali, i sindacati dei lavoratori in primis è emersa quella svolta sociale, che aveva caratterizzato l’azione del governo e di Draghi in particolare nell’ultimo periodo, infatti, quello che a me ha abbastanza stupito è che quando Conte stila i punti delle sue rivendicazioni, i famosi nuovi punti che possiamo riassumere in argomenti di carattere sociale, e quando Draghi, nei confronti dell’altra settimana con le parti sociali assume sostanzialmente il filo di quel ragionamento, quindi assume un carattere sociale alla sua interlocuzione, io mi sarei aspettato, da vecchio politico, che un partito dicesse, abbiamo sollevato dei punti, il presidente del Consiglio ne ha tenuto conto, visto lo sviluppo nel rapporto con le parti sociali, con il sindacato, sarò io che ho sollevato questi punti ad essere il garante della loro attuazione in Parlamento invece è stato fatto esattamente il contrario. Cioè quando alle tue domande viene data una risposta, che non è mai al 100%, ci mancherebbe, ma ti si dice hai sollevato il tema del salario minimo e lo affrontiamo, hai sollevato il tema del potere d’acquisto e lo affrontiamo, il tema del cuneo fiscale, lo affrontiamo, hai aggiunto persino al tema delle pensioni, che è un’annosa questione, lo affrontiamo. Io direi abbiamo già portato a casa il 70%, adesso smettila. Invece, sorprendentemente, la valutazione che è stata fatta è stata, non ci avete ascoltato! Ecco questo mi ha sorpreso molto. Personalmente poi sono soddisfatto perché Draghi, ancora nel confronto di ieri, non solo ha confermato che si procede per non abbandonare lavoratori e imprese, ma ha anche dato corso ad una serie di interventi che gli stessi sindacati che sono abbastanza portati, come nella loro natura, alla critica hanno dovuto apprezzare, quello che si sta facendo, quindi, se, per andare incontro ai pensionati più deboli si anticipa la cosiddetta rivalutazione delle pensioni, la cosiddetta indicizzazione, tenuto conto di quello che sta capitando sul terreno dell’inflazione, questo è un aiuto e una mano a quelli che sono più deboli. Se si dà un anticipo anche, diciamo non eclatante, sul tema del cuneo fiscale e la pressione delle tasse sulla busta paga che riducono il cento che mette l’imprenditore al 50 che intasca il lavoratore, quel 50 diventa a 60. E un aiuto chiaramente a coloro che hanno le retribuzioni, soprattutto nella parte medio bassa. Poi c’è un tratto sociale che io apprezzo moltissimo. Del resto lei lo sa, anche perchè ne ho sempre parlato nella sua trasmissione in altre interviste, non vedevo molta inclusione sociale nello sviluppo di questo PNRR, ma adesso la si vede, e nel momento in cui si vede facciamo cadere il governo. Io questo non me lo spiego. Però naturalmente ognuno è padrone di fare le scelte che ritiene più opportune. Quindi mi pare che Draghi in qualche modo copra tutti gli spazi possibili e immaginabili fino al 25 settembre, per fare in modo che, pur con i limiti della ordinaria amministrazione dovuta alla caduta del governo e lo scioglimento del Parlamento, le leggi gli consentano. Io credo che questa sia una scelta estremamente importante, anche perché non dimentichiamocelo mai, noi entro il 31 dicembre o approviamo la legge di bilancio o andiamo in esercizio provvisorio.

Lei ha scritto qui sul suo blog “il Pd torni a parlare delle fasce più vulnerabili.” Un altro argomento importante è la parola chiave della prossima legislatura che dovrà essere lavoro. E’ questa la direzione?

Intanto vorrei ricordare a chi ci ascolta che se vorrà avere i miei rapporti sulla cassa integrazione, sulla pandemia, sui morti sul lavoro, sulla cassa integrazione può andare sul mio sito www.cesaredamiano.org e li troverete i dati da cui partire.

Ho ripetuto in tante occasioni che il Partito Democratico è sicuramente un partito di centro sinistra, e un partito di centro sinistra si deve fare una domanda: perché gli operai non mi votano? Ho semplificato molto, per operai intendo i ceti popolari. Perché oggi gli operai votano la Lega, in primis, Fratelli d’Italia secondo posto, Movimento cinque Stelle, terzo posto e poi Partito Democratico, con delle percentuali abbastanza modeste?

Ai tempi di Berlinguer gli operai votavano per il Partito Comunista Italiano e per il Partito Socialista Italiano, in larga prevalenza, poi per la Democrazia Cristiana, Partito Liberale, Movimento Sociale. La sinistra storica rappresentava storicamente il movimento sindacale, il mondo delle lavoro il mondo operaio, eccetera, eccetera. Oggi non è più così. C’è stato un rovesciamento. Perché? Perché, a mio avviso la sinistra non è stata subordinata nel tempo a quello che è stato il pensiero unico liberista. Noi non siamo stati capaci di contrapporre un modello alternativo che conciliasse le ragioni dello sviluppo dell’impresa e del lavoro, ma abbiamo in qualche modo accettato questo modello liberista che ha fatto fare passi indietro sul terreno dei diritti , del mercato del lavoro. Questo capitalismo selvaggio che si è manifestato nel mondo un capitalismo multiforme, non c’è un solo capitalismo ci sono tanti capitalismi, c’è il capitalismo anglosassone, c’è quello mediterraneo, c’è quello del Sudamerica, c’è ad esempio quello della Germania, che è un capitalismo che ha fatto il compromesso fra capitale e lavoro. L’ultimo rinnovo che c’è stato, mi pare dei metalmeccanici ha portato un 8% in più di aumento salariale, perché contemporaneamente lì aumenta la produttività, la tecnologia, eccetera ecc. Allora io dico se noi vogliamo essere il primo partito, perché possiamo essere il primo partito, o noi o la Meloni, dobbiamo riconquistare quel voto popolare che abbiamo perduto. E quel voto popolare si è rifugiato nelle sirene populiste, perché i populisti hanno saputo, lanciare degli slogan accattivanti in carenza di una politica di sinistra di chi doveva fare la politica di sinistra. Allora tornare ad essere un partito popolare, di popolo, non populista, non plebea, di popolo, è il tratto essenziale. Per essere un partito di popolo dobbiamo curare gli interessi di coloro che stanno peggio in questa situazione, oltre che andare a braccetto come si faceva ai tempi di Renzi con i vincitori, bisogna andare anche a braccetto con i perdenti. Naturalmente si vogliono gli uni e gli altri, non esaltare semplicemente chi ce l’ha fatta e dire a quello che non ce l’ha fatta sei uno che non riesce a fare la o con il bicchiere, bisogna invece soccorrere. Quindi io dico noi abbiamo un tema soprattutto per le giovani generazioni, la precarietà del lavoro. La flexsecurity è stata un inganno perché si è trasformata in un mercato del lavoro che di sicurezza non ne ha e il rapporto di lavoro è diventato precario. Il rapporto il lavoro deve tornare ad essere stabile e la prestazione, è l’attività che svolgi nel rapporto di lavoro che deve essere flessibile. Cioè è giusto che l’imprenditore ti dica io ti garantisco una continuità lavorativa perché tu devi metter su famiglia però tu mi devi garantire, una flessibilità nella prestazione. Se produco frigoriferi chiaramente d’inverno lavorerò 48 ore e d’estate 32 perché i frigoriferi si vendono d’estate e per consegnarli l’estate bisogna produrli d’inverno. Se tutto diventa flessibile, la prestazione diventi anch’essa più flessibile. La banca delle ore lavoro di più, lavoro di meno, poi mi prendo i miei riposi, ma in cambio la stabilità del rapporto di lavoro è una garanzia per scommettere sul futuro. Noi abbiamo fatto il contrario, abbiamo reso flessibile il rapporto di lavoro, non la prestazione.

Quindi il lavoro è la parola magica della sinistra.

Si, e i redditi sono la parola magica, non dimenticando il lavoro dipendente, lavoro autonomo, l’equo compenso e i pensionati per i quali io quando ero Ministro avevo istituito la quattordicesima, c’è ancora adesso e va a gonfie vele, va a vantaggio dei più deboli. Adesso si stanno rivalutando le pensioni, lo sta facendo Draghi, va bene anche quella mossa, però strutturalmente si potrebbe rivalutare la quattordicesima.

A destra si è delineata la coalizione Meloni, Berlusconi, Salvini e nel centrosinistra Letta apre a Renzi, però ci sono Calenda, Di Maio e magari forse anche dei centristi, come vede la coalizione di centrosinistra?

Noi siamo con un modello elettorale pessimo che obbliga a fare coalizione pur avendo coloro che fanno coalizioni idee profondamente diverse. Quindi io credo che si tratti di distinguere nettamente, come ha detto anche Letta, quello che è il profilo programmatico, sociale e popolare del nostro partito, noi dobbiamo avere un’anima, un ragionamento di prospettiva, un orizzonte, dobbiamo avere un programma attorno al quale costruire le alleanze. Prima debbono venire le proposte al Paese poi si costruiscono delle alleanze. Abbiamo parlato tanto in questo campo largo senza accorgerci che questo campo largo a un certo punto sarebbe saltato in ara ed è diventato un campo stretto, naturalmente sul lato sinistro dello schieramento politico. Diciamo che il centro che dovrebbe allearsi con la sinistra è piuttosto affollato di leader, leaderini, eccetera, eccetera. Quindi non è facile mettere d’accordo, anche se, tutti sanno, soprattutto coloro che hanno pochi voti, non entrano in Parlamento, sanno benissimo che dovranno fare anche i conti con questa necessità. Letta non ha un compito facile, però io credo e insisto, prima diciamo quel che noi vogliamo, essendo noi il partito che può ambire comunque ad avere più voti addirittura di Fratelli d’Italia. Noi possiamo essere quel partito che richiama un voto utile. Non consegnare alla destra estrema i destini di questo Paese per i noti motivi nazionali e internazionali che abbiamo discusso tante volte, quindi il compito non è facile però io spero che emerga questo tratto sociale. Del resto Renzi è quello del Jobs Act e il Jobs Act è stato recentemente condannato dalla Consulta perché incostituzionale, perché non tiene sufficientemente conto dei lavoratori e quando un partito di centrosinistra fa leggi che i lavoratori percepiscono contro di loro, poi non pretendiamo che ci arrivi il voto popolare. Queste sono contraddizioni. Quindi io dico barra dritta sul profilo popolare che è l’unica medicina contro il populismo e poi la costruzione delle alleanze, le più larghe, possibili e compatibili con quella rotta. Sapendo che sarebbe disdicevole se in campagna elettorale io predico una cosa e quell’altro che è mio alleato predica esattamente il contrario, cioè ci vogliono anche delle tracce dei confini entro i quali serve una campagna elettorale.

Grazie all’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, Presidente dell’Associazione Lavoro&Walfare.


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