Marco Ronco: “La PEC andrà in pensione in favore della REM che ne rafforza la validità del recapito e ne estende la territorialità a tutta Europa”

Marco Ronco: “La PEC andrà in pensione in favore della REM che ne rafforza la validità del recapito e ne estende la territorialità a tutta Europa”.

Il CEO Gruppo Euroged, Marco Ronco, azienda italiana che si occupa d| Sicurezza PEC Aziendali, Workflow Digitali e Dematerializzazione archivi, è intervenuto ai microfoni di Casa Italia Radio, nella rubrica Bricks and Music, condotta da Paolo Leccese ed il poliedrico Ing. Emiliano Cioffarelli.

Paolo Leccese: Ora che abbiamo preso confidenza con la PEC il sistema cambierà a favore della REM. Però dietro questi acronimi ci sono dei significati complessi, ce li facciamo spiegare oggi da Marco Ronco ceo del Gruppo EUROGED.

Marco Ronco: Ciao Paolo e un saluto a tutti gli ascoltatori.

Paolo Leccese: La tua azienda si occupa di sicurezza digitale un tema spesso sottovalutato di cui parleremo tra poco, ma prima parliamo dalla PEC che si trasforma in REM, cosa cambia?

Marco Ronco: Noi siamo in prima linea, aiutiamo tantissime aziende in Italia, più di 500, a organizzare in maniera efficiente la posta elettronica certificata e la PEC è un grande alleato sia delle imprese che dei privati, anche se ancora molto poco utilizzato dai privati. Credo che ci sia ancora un grandissimo spazio di crescita e sempre più privati potranno utilizzare la PEC. Spesso sono anche gratis per i privati

Esiste un elenco pubblico delle aziende che hanno una PEC, quindi andando su questo sito INI PEC (www.inipec.gov.it) digitando il nome dell’azienda o la partita iva sicuramente si troverà una PEC perché tutte le aziende hanno l’obbligo di avere una PEC depositata in Camera di Commercio. E’ molto efficace per il privato per comunicare agli enti pubblici e alle aziende. Ovviamente anche in una corrispondenza tra privati se entrambi hanno la PEC si possono scambiare documenti, contratti, accordi senza dover utilizzare la raccomandata con tutti i suoi costi e tutte le sue perdite di tempo. Ma come avete anticipato ora si passerà dalla PEC alla REM, un cambio di sigla che ha una valenza veramente molto importante. La prima è che per assegnare una PEC bisognerà identificare con documento di identità alla mano, il titolare della casella e quindi rafforzerà ulteriormente la validità del recapito con questo strumento. Infatti fino ad ora un’azienda o in privato poteva creare molte PEC con pochi semplici passi, senza dover mai esibilre un documento d’identità invece adesso, come già avviene per la firma digitale con la PEC, è necessario il riconoscimento della persona, quindi sarà possibile comunicare efficacemente senza possibilità che il destinatario possa eccepire che quella PEC non fosse effettivamente del mittente. La REM quindi sarà una PEC forte, meglio identificata ma, soprattutto, con una valenza europea, diventando infatti uno standard europeo. REM è l’acronimo di Registered Electronic Mail e questo fa sì che oltre diciamo ad avere questa eccellenza italiana della raccomandata elettronica a valenza legale possa essere anche esportata e quindi possa anche essere adottata a livello europeo. E questa è una novità veramente molto molto interessante. Questa trasformazione comporta anche un rafforzamento a livello di autenticazione, quindi si possono attivare delle autenticazioni a due fattori che sono quella situazione in cui io digito il nome utente, la password in un’area di accesso e mi arriva un sms sul telefonino per dare conferma che sono veramente io. Cioè questo sempre per rafforzare l’identità di chi utilizza la PEC. Passando alla REM si allargherà anche la platea delle persone a cui poter scrivere, certificando una comunicazione ad un’azienda di Berlino, come se scrivessi oggi una PEC ad un’azienda di Milano. .

Paolo Leccese: Parliamo ora di sicurezza e archiviazione dei dati. Spesso si sottovaluta l’importanza dell’ archiviazione della relativa sicurezza. Quali accortezze bisogna avere?

Marco Ronco: Dal mio punto di vista la sicurezza non è mai abbastanza. Come privato avere un efficace sistema che mi permetta di poter rivedere le mie foto digitali, le migliaia di foto che abbiamo, il telefonino, anche a distanza di dieci anni, mi fa pensare che una delle metodologie più efficaci sia quella di caricare questi queste foto in un cloud, in una copia di backup sul web, possibilmente su un operatore che sia blindato. E’ preferibile un operatore italiano, perché se vado a salvare i dati su un cloud negli Stati Uniti non ho una garanzia che queste foto o queste mie informazioni rimangano lì intoccati. Se utilizzo un servizio di archiviazione italiano si è più sicuri perchè la normativa italiana oggi ancora offre molte più garanzie che il mio dato rimanga sicuro, intoccato e conservato.

Paolo Leccese: In Italia ci sono maglie più strette per quanto riguarda privacy e garanzie sul trasferimento dei dati?

Marco Ronco: Per fortuna sì, per fortuna sì. Questo lo sanno bene anche le aziende che hanno la possibilità di effettuare questa conservazione a lungo periodo, anche di documenti validi ai fini civilistici e legali, le famose fatture elettroniche, le famose raccomandate PEC e tante altre tipologie di documento. Il privato, nella sua installazione domestica, è bene che abbia magari un sistema di sicurezza basato su una copia, magari su questi hard disk che ormai hanno delle dimensioni minuscole e delle capacità molto grandi e poi eventualmente che ne trasferisca anche una copia in un servizio diciamo di backup in cloud, preferibilmente italiano.

Paolo Leccese: Marco questo argomento è strettamente collegato anche ai ai dati sensibili, quindi alla privacy.

Marco Ronco: Sicuramente la parte privacy è la parte in cui in Italia c’è veramente attenzione, quanto meno su questo servizio di sicurezza e di conservazione. Certamente se io sono un privato, quando vado a scegliere a chi andrò affidare i miei dati, è molto importante leggere quelle pagine che nessuno di solito legge, che sono l’informativa privacy e che sono alla pagina dedicata a proprio come viene gestito quello che si chiama il trattamento dei dati. Quindi è vero che noi siamo tutti un po allergici a leggere le paginette con le condizioni contrattuali, però in questo caso, nel momento in cui io sto caricando le foto di famiglia o la tesi di laurea, tutte queste cose che sono da un punto di vista affettivo importantissime, vale la pena essere certi che chi lavora l’azienda il servizio cui io affido i dati abbia una gestione in Italia o quanto meno in Europa del dato stesso che non vada a trasferirli in altri Paesi.

Paolo Leccese: Oggi la digitalizzazione ci facilita tantissime attività in vari campi del nostro esistere, ma in particolare ci preme uno di questi aspetti che è quello delle pratiche edilizie. A che punto siamo con la digitalizzazione?

Marco Ronco: Dal mio punto di osservazione siamo a un punto di svolta. Vedo tantissimi bandi di gara di interventi di digitalizzazione delle pratiche edilizie quindi, i Comuni grazie anche ai fondi del PNRR si stanno finalmente mettendo nelle condizioni di poter affrontare questa spesa che è una spesa utilissima, credo che siano i soldi spesi meglio che un Comune potrebbe spendere, affidare tutto questo enorme archivio cartaceo composto da faldoni degli anni ’50 – ’60 – ’70 – ’80 con tutti i progetti delle case a degli operatori economici specializzati. Solo qualche anno fa con la mia azienda lavoravamo con pochi comuni lungimiranti, adesso effettivamente tutti i Comuni stanno richiedendo questo tipo di servizio ed è veramente difficile stare dietro alle richieste. Tanti operatori economici, anche molto grandi e molto famosi, ci sono attivati. Mi auguro che in pochi anni, perché è un lavoro lunghissimo, i Comuni potranno finalmente avere un bell’ archivio elettronico delle pratiche edilizie raggiungibili con pochi click dalla loro scrivania, consultare i pdf di tutta la storia dell’edificio e poi, con i loro tempi tecnici e organizzativi, rendere anche disponibili questi PDF a chi li richiede, a chi si presenta il privato, il cittadino, il professionista a fare l’accesso agli atti.

Paolo Leccese: Per lo più gli archivi dei comuni sono conservati in seminterrati. Immagino quei comuni colpiti dalle alluvioni in Emilia Romagna e nelle Marche che sono totalmente sott’acqua e se i Comuni non hanno adempiuto in precedenza a rendere digitali quegli archivi cartacei, probabilmente se conservati nei piani interrati degli edifici ne resterà poca roba.

Marco Ronco: Se l’archivio viene bagnato, ho scoperto che esiste una tecnica che si chiama la liofilizzazione della carta, che i documenti vengono surgelati e poi a vuoto viene estratto l’umido. Ma certamente non so adesso cosa succederà a questi archivi.

Paolo Leccese: Ma non costerebbe meno digitalizzare? Lavorare in maniera preventiva? Grazie Marco per essere stato con noi stamattina.

Marco Ronco: Grazie a voi.

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