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(Adnkronos) – L'ultimo tavolo di incontro tra il governo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e le parti sociali sul tema pensioni non ha lasciato molte speranze, secondo le ultime news, a quei lavoratori che ancora contavano, per il 2024, in qualche cambiamento sostanziale nel sistema previdenziale italiano. Non si profila una riforma delle pensioni il prossimo anno per la difficoltà di reperire coperture e per la necessità di destinare risorse altre priorità. La legge Fornero con ogni probabilità resterà invariata, continuando a permettere ai lavoratori di accedere alla pensione anticipata con 67 anni di età, unitamente a 20 anni almeno di contributi. Sarà affiancata dalla pensione anticipata che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne. Novità sostanziali non dovrebbero esserci, visto che si parla di una riconferma per un ulteriore anno della Quota 103, che prevede l'uscita a 62 anni con almeno 41 anni di contributi. Si dovrebbe procedere anche a una proroga dell'Opzione donna e dell'Ape sociale, ma in questo caso con qualche ritocco. Per quel che riguarda l'Ape sociale, si pensa di allargare la platea dei beneficiari, probabilmente ampliando quelle che sono le professioni definite gravose per andare incontro alle richieste delle parti sociali che richiedono proprio un intervento in tal senso. Un piccolo ritocco serve anche all'Opzione donna, resa troppo rigida dalle modifiche dell'ultima Legge di Bilancio che ne ha limitato l'utilizzo solo a una manciata di lavoratrici. Un ritorno alla vecchia versione del regime sperimentale è fuori discussione, visto che lo scorso anno si sono irrigiditi i requisiti proprio per il costo troppo alto previsto dalla misura. Il Governo, però, ha promesso un intervento anche per le donne e questo potrebbe portare a un ammorbidimento dei requisiti di accesso alla prestazione (che però potrebbe richiedere qualche anno in più). Si continua a discutere anche di quella che potrebbe essere la Garanzia giovani, visto che il problema principale da affrontare in un futuro non troppo lontano, riguarda proprio i lavoratori meno attempati. Si tratta di quelli che, pur ricadendo interamente nel sistema contributivo, hanno subito gli effetti della disoccupazione, della precarietà e della discontinuità lavorativa e che, molto probabilmente, arriveranno al pensionamento con un assegno previdenziale che tutto sarà fuorché dignitoso. —facilitaliawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Scritto da: Redazione
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