
L’Ex senatore del Pdl intervenuto nel Buongiorno di Casa Italia Radio , sottolinea la supercazzola di Beppe Grillo e la grande presa in giro nei confronti dei suoi elettori certificata da Giuseppe Conte .
Bisogna distinguere la posizione personale di Mario Draghi da quella del governo, perché il governo ha avuto la fiducia del Parlamento. Allora tocca il capo dello Stato, giustamente, dire a Draghi tu la fiducia del Parlamento l’hai avut a quindi torna alle Camere mercoledì fai una verifica e davanti a una reiterata fiducia del Parlamento, il governo chiaramente dovrebbe continuare la sua attività, salvo che Draghi, per ragioni sue personali, politiche, culturali, dicesse, io non me la sento di andare avanti, quindi mi dimetto definitivamente. Però la situazione si è ingarbugliata, come sempre in Italia, per due ragioni: una è l’atteggiamento dei cinque Stelle che fanno un pasticcio dietro l’altro, nel senso che non votano la fiducia. Però i ministri e i sottosegretari rimangono in carica, non si dimettono e quindi fanno delle sceneggiate in Parlamento, non degli atti conseguenti. Direi quattro pazzi nel delirio se dovessi dare un giudizio politico . Faccio presente a tutti i commentatori che siamo a metà luglio e che per fare le elezioni in Italia intanto ci vogliono i collegi con la nuova legge elettorale, perché non sono più 945, sono stati ridotti di 1/3 i parlamentari, e poi bisogna presentare le liste, e poi ci vuole la campagna elettorale, in luglio e agosto è assolutamente impossibile farlo. Per questioni tecniche e non per questioni politiche. Quindi la prospettiva di chi parla di elezioni a ottobre parla di una cosa tecnicamente impossibile in più ci metta che c’è la legge di bilancio da approvare, altrimenti andremo all’esercizio provvisorio. Quindi è evidente che io dico che le due prospettive che abbiamo davanti è che Draghi prenda di nuovo la fiducia del Parlamento o con il vecchio schema, cioè i Cinque Stelle si rimangiano tutto e gli votano la fiducia, oppure con uno schema diverso, nel senso che qualcuno si può defilare, ma c’è sempre una maggioranza oppure la seconda cosa è che Draghi dice no, io ne ho abbastanza e non ci sto più. E allora si formi un nuovo governo.
Poiché siamo davanti a una sceneggiata in cui gli atteggiamenti esterni, i cosiddetti segnali della politica, fanno gioco sul gioco parlamentare vero, sul Parlamento e sugli interessi del Paese, mercoledì ne vedremo delle belle, perché poi, man mano che assume delle posizioni scomode, Conte rischia di cadere perde deputati e senatori che passano con Di Maio. Quindi non lo so io se insiste su questa posizione quanti ministri, quanti sottosegretari rimangono dalla sua parte? Quindi è un dramma nel dramma, nel senso che qui si gioca sui destini del Paese, ma all’interno della distribuzione di un movimento politico che, nato sulla base della demagogia, sulla base degli sberleffi agli altri e su uno vale uno, diciamo sul vaffanculo. Il problema e che si rischia di mandare a vaffa il Paese, l’Italia, in un coacervo di contraddizioni fra di loro incredibili. Grillo che non si capisce più che ruolo ha, Conte, che sembra avere nostalgia del tempo perduto di quando era Presidente del Consiglio e fa l’amante tradito, Di Maio, che andava coi gilet gialli a contestare Macron cavalcava tutte le proteste e adesso è diventato il più ortodosso dei difensori della politica atlantica, dell’ Italia in due anni un cambiamento Improvviso, repentino, credibile, non credibile. Io però mi ricordo tutte queste foto di gruppo di quelli che volevano aprire il Parlamento come una sardina. In più hanno costruito, secondo me, sempre da parlamentarista, questo mostro di aver eliminato 1/3 dei parlamentari e adesso sono in preda al panico. Come sarebbe in preda al panico chiunque sta sulla nave che sa che sta per fare naufragio, c’erano 945 salvagenti ne hanno bruciati 1/3 e adesso si accorgono che quando la nave affonda comunque un 1/3 dei parlamentari affonda con la navee. Vedremo delle scene apocalittiche, come quando una nave affonda e non ci sono le scialuppe, non ci sono i giubbotti di salvataggio e tutti vanno in preda al panico.
Ha detto bene, chiede di andare a votare perché ormai, devo dire, si sovrappone l’immagine, la propaganda, il selfie, l’intervista fatta per strada, cioè l’emozione del momento, lo slogan del momento ai temi di fondo. Io sono abituato ad un’epoca in cui il presidente del Consiglio e i leader di partito stavano in Parlamento, nel loro ufficio, studiavano i dossier, indicavano delle strade sempre molto difficili da seguire anche dal punto di vista amministrativo, perché un conto è fare la legge, poi un conto è applicare la legge. Perché ci vogliono i decreti attuativi, perché ci vuole un’amministrazione efficiente, perché bisogna essere attenti alle conseguenze dei provvedimenti. Adesso la politica è diventata girare l’Italia con dietro un codazzo di giornalisti e fare la battuta del momento, naturalmente cambiando battuta ogni giorno, perché magari il giorno dopo si dice contrario di quanto si è detto il giorno prima, diventa davvero un teatrino.
Ma direi che tutto è possibile, nel senso che nella storia della Repubblica ci sono le cosiddette riserve della Repubblica, cioè personaggi la cui autorevolezza e la cui capacità, la cui storia garantisce un periodo di transizione, un periodo difficile per tanti anni lo fece Leone che era l’uomo dei momenti difficili dei governi balneari, cioè personaggi che non prefigurano un futuro. Il quarantenne che viene chiamato a esercitare un ruolo che poi può essere il trampolino di lancio per qualcos’altro. Potrebbe essere un’ipotesi. Però prima bisogna appunto vedere mercoledì il tipo di atteggiamento e la scelta che farà Draghi. Sarà difficile dare giudizi, ma se dovesse andare perché ritiene che la sua vicenda ormai sia conclusa definitivamente in questo governo e in questa legislatura quella di Amato potrebbe essere una soluzione. Poi sarà interessante vedere quello che farà Draghi perché, sempre nella storia d’Italia degli ultimi trent’anni, la vicenda di Dini e la vicenda diMonti hanno dimostrato che se c’è una situazione nella quale il centrodestra presenta o i due partiti sovranisti appaiono troppo sbilanciati per questioni di politica estera o per questioni anche della storia degli stessi partiti di Fratelli d’Italia non è mica detto che poi Draghi non ascolti, per gli appelli che gli vengono fatti di costruire un’area popolare, liberale, un’area moderata che potrebbe come fece DIni, come fece Monti, allearsi col Pd e quindi ribaltare un risultato che oggi troppi nel centrodestra, secondo me con troppo ottimismo, danno per scontato. Mentre scontato non è. Basta vedere cosa è successo a Milano, quello che è successo a Torino, quello che è successo a Roma, quello che è successo in tante grandi città come Napoli, per capire che la partita di chi vince le elezioni il prossimo anno è una partita tutta aperta.
L’uninominale non solo fin dall’inizio non ha dato maggioranze certe ma anche quando ha dato maggioranze certe, vedi il caso di Prodi, vedi caso di Berlusconi, si è trasformato in un boomerang. In tutta la storia della Prima Repubblica ci sono stati due parlamentari Greggi ed Agostini, mi ricordo ancora i nomi, che erano usciti dalla DC per andare in altri partiti, due in una storia di trent’anni. Uno veniva eletto in un partito e stava in quel partito. Adesso abbiamo assistito a delle trasmigrazione bibliche, centinaia di deputati e senatori che saltabeccano da un partito all’altro quando il presupposto della uninominale sarebbe stata la stabilità. . Io sono sempre stato contrario. L’uninominale è una stupidaggine anche perchè ai capi di partito impone di mettere nei collegi sicuri gli amici e gli amici degli amici.
Io sono stato per il proporzionale puro. Il sistema proporzionale dal ’48 fino al ’92 ha sempre dato stabilità, perché con proporzionale si facevano delle coalizioni di governo, si consentiva di poter cambiare i governi ma non il quadro politico e non le alleanze, perché c’era il pentapartito, il quadripartito e la stabilità del quadro politico era garantita, la coesione dei gruppi parlamentari era garantita, le discussioni si facevano sui programmi e invece noi dal ’94 in avanti abbiamo avuto il caos con questa storia uninominale. Spero che abbiano il coraggio di cambiare la legge elettorale.
Con questo sistema le coalizioni si ritroveranno e a mettere i candidati nell’uninominale e di nuovo saremo dentro ad una situazione incredibile e naturalmente con la crescente disaffezione dell’elettorato per il futuro, Per cui uno del PD sarà costretto a votare uno dei Cinque Stelle, uno dei sei Cinque Stelle sarà costretto a votare uno del PD. Nel centrodestra, un moderato, un centrista, uno di Forza Italia, deve votare un leghista oppure uno di Fratelli d’Italia che ha la testa libera dalla politica dell’Occidente perché è su posizioni socialiste contrarie all’Europa, eccetera eccetera. O mangi quella minestra o salti dalla finestra.
Come al solito, fra un mese e mezzo si metteranno li, litigheranno per ore e poi si divideranno i collegi. Questo tocca a te, questo tocca a me, quello vale meno, questo è meno probabile che vinca. Un mercato delle vacche clamoroso e gli elettori si troveranno scodellati davanti prevalentemente uno sconosciuto, magari paracadutato da un’altra regione, come spesso è capitato. .
Il suicidio politico è determinato anche da un popolo italiano che quattro anni fa ha dato il 30% a Grillo, cioè la supercazzola di Tognazzi, perché finché siamo in un film che Tognazzi fa la supercazzola, posso capire , ma che il 32% degli italiani abbiano creduto alla supercazzola., no. Chi ècausa del suo mal pianga se stesso!
E adesso, non andando a votare, non interessandosi alla soluzione politica e spargendo solo qualunquismo le cose andranno sempre peggio e il peggio lo pagano i cittadini.
Non l’ho conosciuto personalmente. Ho fatto il parlamentare dal 92, ho sempre masticato politica e ho sempre avuto una grande attenzione ai giornali, al mondo del giornalismo, alle idee, lui è stato sicuramente un grande personaggio, non c’è dubbio. L’unica cosa che rimarco è quell’ l’impronta che gli ha dato l’adesione a suo tempo al fascismo, all’idea del fascismo radicato fino al ’42 /’43, fino a quando la guerra non stava per essere prodotta in qualche modo che secondo me hanno contrassegnato anche la sua storia professionale e politica successiva, nel senso che una certa visione del mondo e della democrazia è stata in qualche modo alimentata da un’ideologia in cui ha creduto, che aveva degli aspetti totalitari o comunque una visione del mondo che è difficile scrollarsi di dosso. Questo è l’unico appunto che posso fare poi sicuramente è stato un grande giornalista, un grande affabulatore, un grande personaggio che dialogava col Papa. Certamente un grande direttore di cui non condividevo le idee che secondo me, appunto, hanno mantenuto anche il retaggio di una scelta non tanto giovane, insomma, di una scelta che negli anni del fascismo, ma comune non sono a lui ma a tanti personaggi del dopoguerra.