
Dove ci porterà questa crisi politica che si preannuncia dopo lo strappo del Movimento cinque Stelle?
Il presidente Draghi è salito al Colle, per relazionare a Mattarella e per ragionare su un eventuale piano B nel caso in cui la verifica non dovesse dare sicurezza all’esecutivo. Oggi andiamo ad affrontare questi temi insieme al Presidente di Unione Cristiana: Domenico Scilipoti Isgrò.
Chi meglio di lei ci può spiegare questa situazione? È una situazione molto complessa ricorda quella del 2011?
Spero di poter dare il mio contributo nel cercare di comprendere quello che sta succedendo. La questione, come dice, ricorda quella del 2011 e ricorda sicuramente il 2010 quando si tentò con grande forza di mettere la politica sotto l’agenda dell’economia, della finanza.
Quei famosi tre voti che salvarono il governo Berlusconi?
Non è che salvarono il governo ma non ci fu il voto di sfiducia. Perché allora c’era una proposta da parte di Fini per sfiduciare il governo, per sfiduciare l’esecutivo e consequenzialmente andare a riformare un nuovo governo e questo nuovo governo doveva essere guidato da un economista, da un tecnico e io allora come oggi ritenevo che era sbagliato far guidare i governi dai tecnici e far guidare i governi dagli economisti e ho preso una posizione che era quella di dire no alla politica guidata dall’agente dell’economia e delle finanze ma si alla politica che dovrebbe rappresentare i cittadini a prescindere.
Torniamo alla fase attuale, però. Come vede questa situazione? Non era normale che il Movimento Cinque Stelle avesse una reazione del genere dopo i flop dei vari governi. Insomma, è successo tutto e il contrario di tutto, di quello che speravano gli elettori dei pentastellati. E quindi questa reazione può essere motivata dall’idea di cercare di riprendere un po di credibilità?
Potrebbe anche essere questo il motivo… Però io credo che il Movimento Cinque Stelle non doveva entrare dall’inizio all’interno del governo Draghi per tutte quelle motivazioni che il Movimento Cinque Stelle sosteneva a gran voce e poi, per una serie di motivazioni si è finito con dimenticarsene, sbagliando, a mio giudizio. Oggi riprendono una posizione di distanza e danno delle motivazioni non so se sono giuste o sono sbagliate, ma la contraddizione io la vedevo prima quando avevano scelto di stare insieme a Draghi, al governo. Ma ancora prima, hanno creato una forte contraddizione mettendo su un governo con Salvini.
Io sono abituato a pensare sempre che ognuno in politica, quando fa una scelta la fa a favore degli interessi degli italiani ma le scelte che ha fatto il M5S: sostenere un governo con Salvini e poi per sostenere un governo Draghi sono state scelte completamente diverse da quello che loro sostenevano. Non so se le scelte che faranno nei prossimi giorni saranno più o meno gravi delle scelte che hanno fatto precedentemente. Detto questo, il fatto molto grave è che i partiti politici, se esistono ancora, non si accorgono che il Parlamento non è più gestito dai parlamentari, né dal popolo italiano, ma è gestito dall’economia e gestito dall’agenda che vieneorganizzata e preparata non in Italia ma forse fuori dall’Italia, ma che non è agenda politica.
Dettata da Bruxelles?
Dettata da Bruxelles in parte, io direi più che dettata da Bruxelles è dettata da coloro i quali tengono in mano l’economia del mondo.
Ora se i rappresentanti o i segretari di partito o i leader che ce ne sono pochi ma ci sono capi di popolo in questo momento non riescono a capire che l’agenda deve essere dettata dai parlamentari e dal popolo italiano e non dall’economia. non usciremo mai da questa crisi e da queste difficoltà. Cioè dire coloro i quali pensano che i tecnici siano più importanti dei politici non sono solo fuori strada, ma non hanno capito completamente niente della politica e sono al posto sbagliato. Gli italiani giorno dopo giorno sono abituati da parte della politica, non alla politica che costruisce, alla politica che programma, alla politica che discute e alla politica che si scontra alla politica e diventa molte volte verbalmente, anche non dico violenta, ma dura e poi trova soluzioni ai problemi della gente non ci sarà possibilità di uscirne fuori.
Se gli italiani non capiscono che il Parlamento e i parlamentari sono l’unico, l’ultimo baluardo per sostenere la democrazia all’interno di un Parlamento, diventa difficile uscirne fuori. Questa è la battaglia che secondo me andrebbe fatta. Riscoprire le regole del gioco. Ma più che riscoprire, portare alla luce le regole del gioco che per una serie di motivazioni sono state nascoste.
C’è anche una legge elettorale che non consente una stabilità politica di chi magari ha la maggioranza nelle consultazioni?
Non c’è più il parlamentare che si vuole assumere la responsabilità di rappresentare gli italiani anche andando andato contro corrente e assumendosi delle responsabilità qualche volta non capiti dal popolo italiano, ma a lungo andare questi capiscono e io mi sono assunto una responsabilità nel 2010 che molti italiani, e in modo particolare gli italiani della sinistra, non hanno capito. Oggi, a distanza di dodici anni incominciano a capire, perchè avevo fatto quella scelta. Oggi non ci sono parlamentari che si assumono la responsabilità di prendere posizione. Qualcuno si assume la responsabilità, qualcun altro non è all’altezza di rappresentare il popolo italiano, qualcun altro non ha la competenza, la capacità e la preparazione per esercitare il ruolo di parlamentare e questo grazie anche alla responsabilità non solo di chi elegge i parlamentari, ma anche di coloro i quali preparano le liste per poi sottoporli all’attenzione dei cittadini. Il parlamentare con questa legge elettorale sceglie molto poco, la legge elettorale andrebbe riformata per fare un proporzionale con il voto di preferenza, ognuno deve eleggere il parlamentare che pensa che possa rappresentarlo nel migliore dei modi oppure ci dovrebbero essere dei partiti che fanno una selezione seria non in base ai rapporti personali o a chi è più vicino o a chi riesce ad abbassare sempre la testa. . I partiti dovrebbero essere molto più responsabili e dovrebbero affrontare i problemi e non crearsi solo il problema di prendere i consensi. Costi quello che costi o consensi che molte volte non sono consensi legittimati, ma sono dei consensi solo ed esclusivamente per quel tipo di momento particolare o perché sono consensi non dati all’idea, al progetto, ma sono consensi dati su un. favore, non dico personale, ma vicino alla propria categoria.
Ci sarà questa verifica che chiede Berlusconi per quanto riguarda la maggioranza?
La verifica secondo me ci dovrebbe essere. Però ora non lo so perché le regole del gioco non sono più le regole della normalità, non sono più i percorsi che ognuno di noi conosceva e che sono dei percorsi che dovrebbero essere fisiologici, che ti portano poi a trovare una quadra dopo gli incontri o dopo le verifiche. Ormai le regole cambiano, ognuno si reinventa e ognuno sostiene le proprie regole e pensa che quello che dice sia la verità e guai a pensarla in modo diverso. Ognuno si sveglia la mattina e pensa che quel determinato tipo di comportamento sia giusto. Lei pensi e come esempio che il voto di fiducia si dovrebbe emettere solo ed esclusivamente in casi particolari perché il Parlamento dovrebbe discutere, dibattere, scontrarsi, stare giorno e notte all’interno delle aule parlamentari quando c’è un argomento molto delicato, sviscerarlo, trovare delle soluzioni che dovrebbero essere le soluzioni migliori nell’interesse del Paese, nell’interesse dei cittadini. Invece oggi si mette il voto di fiducia, molte volte non si va in aula e nel dibattito non c’è nessuno, alcuni non intervengono, è veramente una grande confusione generale. Allora, alla confusione generale, come vogliamo rispondere con la confusione? No, dobbiamo rispondere dicendo quali sono le regole, cercando di difendere quelle regole, a meno che non cambiamo tutta l’impostazione e allora quelle regole non valgono più. Però fin quando l’impostazione è quella che noi conosciamo, le regole andrebbero difese. E noi dovremmo avere la forza di difenderle, anche rappresentando una piccola minoranza, perché rappresentando quella piccola minoranza significa che c’è una luce, che c’è una speranza, che c’è un faro in un oceano in grande tempesta, che fa sempre da guida e cerca di essere un punto di riferimento. Certamente questo faro è molto lontano, ma noi dobbiamo tenerlo sempre acceso per tentare di ripristinare le regole del gioco.
Bene, io la ringrazio Presidente Scilipoti di Unione Cristiana, ci sentiremo presto ebuon lavoro.
Grazie Dott. Lacagnina e una buona giornata a chi ci ha ascoltato.